E’ bastata una semplice indagine sul web per renderci conto di quanti e quali cambiamenti, il settore della ristorazione, stia attuando in risposta all’attuale crisi sanitaria.
La domanda del momento, per ristoranti, pizzerie, enoteche e, pub e qualunque altro operatore del settore food è: esserci o non esserci? In poche parole, le soluzioni concrete sono due: chiudere fino a data da destinarsi oppure diventare, di fatto, una dark kitchen (tecnicamente una cucina che opera esclusivamente per consegne a domicilio).
Da qualche tempo, esperti del Marketing e della ristorazione, indicano questo nuovo modello come la possibile frontiera per un ormai prossimo futuro. Oggi, la crisi del Coronavirus, con le conseguenti misure di distanziamento sociale (che non sapremo quando verranno allentate e soprattutto quali risvolti sociali avranno, nel lungo termine…), rischia di accelerare la nascita del Dark Kitchen. Ma cosa è?
Dark Kitchen e food delivery
Il Dark Kitchen è una grande rivoluzione. Nasce dalla sempre maggiore disponibilità delle persone, ad ordinare cibo dal ristorante, conosciuto o meno, con consegna diretta nella proprio domicilio.
Nascono, da qui, i progetti di Dark Kitchen (o ghost Kitchen, virtual Kitchen…). In generale parliamo di Cucine virtuali (Clud Kitchen), ovvero di cucine non aperte al pubblico, ma in grado di elaborare piatti di ogni genere pronti per la consegna. Le cucine in cloud (i ristoranti) dovranno munirsi di vettori per la consegna dei pasti, aggiungendo così l’ultimo tassello (o quasi) per la creazione del servizio “food delivery”.
Oggi, i nostri ristoranti sono CHIUSI AL PUBBLICO: siamo, in pratica, nell’epoca del Dark Kitchen che tu lo voglia o no.
Il fenomeno delle dark kitchen, del resto, è stato giudicato “potenzialmente esplosivo” nel corso del Mapic Food, uno degli eventi di rilevanza internazionale e che riguarda tutti i principali soggetti della ristorazione commerciale, svoltosi a Milano ad Aprile 2019 (nuova edizione prevista per il 1-2 Luglio 2020).
Riprogettarsi per offrire di più
Il ristorante che sceglie, con coraggio, di abbracciare anche questo nuovo modello di business, sa bene che avrà la necessità di ri-progettare un servizio che sappia sia preservare l’esperienza di consumo all’interno dei propri locali ma che riesca anche a gestire, magari con nuovi spazi, le richieste del food delivery.
Una questione di scelte
Ebbene si. I ristoranti, nel prossimo futuro, potranno infatti scegliere di proseguire con gli schemi tradizionali utilizzati fino ad oggi oppure, alternativa che potrebbe salvare o dare nuova linfa a moltissime realtà del settore, intraprendere il percorso del food delivery, utilizzato parallelamente al servizio ristorativo tradizionale o addirittura in modalità esclusivamente dark kitchen.
Per dare qualche numero, ad oggi, il food delivery vale, a livello mondiale, 35 miliardi di dollari e secondo Ubs, entro il 2030, avrà un valore di 365 miliardi, con una crescita annuale del 20%
Ed ecco la domanda forse più importante: è davvero così semplice spostare parte del proprio volume di vendita (o tutto) sul modello delivery?
Oggi è l’occasione ideale
Ci terrei a precisare che, così come per qualunque altro servizio commerciale, la qualità del prodotto, la cordialità di chi assiste il cliente, la celerità del servizio, il prezzo e la percezione che le persone hanno del tuo ristorante, continuano ad essere, forse in maniera ancor più netta, i veri obiettivi da raggiungere.
In parole povere, il food delivery può dare una spinta anche netta a qualsiasi ristorante, ma se tutti quei parametri precedentemente indicati non godranno della giusta attenzione da parte dell’operatore, allora il progetto si rivelerà un fallimento e la colpa, certo, non potrà essere addossata al sistema delivery.
Quali sono i soggetti in campo?
Ricordiamo di nuovo, perché ci occorre per comprendere appieno il meccanismo e le potenzialità, che il modello cosi detto “Amazon” è ormai entrato nella cultura di tutti noi. Qual è il modello Amazon? Semplice, nelle linee generali: scelgo da un ampio catalogo, pago un ottimo prezzo e ricevo, a casa, in tempi molto rapidi. Presunzione? No. Le persone oggi vogliono questo e tecnicamente è perfettamente possibile, anche nel mondo della ristorazione.
Come organizzarsi per il food delivery?
Prima di tutto c’è il ristorante. Crei qualità? Hai dei piatti speciali? Quali prodotti ti differenziano dagli altri? Potrai pubblicare l’intero tuo menù oppure, in alternativa, scegliere i punti di forza ed offrire solo il meglio.
Gli aggregatori del food delivery. Delivery, Uber Eat, Just Eat o altri minori come Stuart. Peter Backman, un noto consulente del settore, scrive: “hanno costruito negli anni un marchio forte e allo stesso livello di ristoranti affermati. I clienti vogliono il cibo a domicilio perché sono stati educati dal modello Amazon”.
Piattaforme di vendita e visibilità social. Dal momento che sarai pronto con la cucina e tutto il sistema di “ordinazione” e “consegna” saranno avviati, non resterà altro che rafforzare la tua visibilità on line. L’ordine, in realtà, nella maggior parte dei casi sarà effettuabile direttamente sulle piattaforme di delivery, comode, sicure e con un brand affermato, ma non trascuriamo la possibilità di avere un nostro canale di prenotazione (telefono, whastapp, sito, social network) che consentirà al cliente un maggior rapporto diretto con gli operatori del ristorante.
Packaging, Buste, accessori. Chi ordina del cibo da un ristorante, con consegna a domicilio, non ha bisogno di altro che del cibo. Posate o altri accessori possono essere aggiunti, su richiesta, come supplemento all’ordine. Un packaging ben fatto, che sottolinea il tuo brand, può differenziarti dai tuoi competitors riuscendo, nel tempo, a migliorare la tua immagine incrementando la visibilità del marchio stesso.